Introduzione: Il termine scompenso cardiaco si riferisce ad un insieme complesso di sintomi e manifestazioni fisiche causate dall’incapacità del cuore di soddisfare le esigenze dell’organismo. Rappresenta 1‐2% di tutta la spesa sanitaria dei paesi occidentali . Secondo ultime rilevazioni epidemiologiche la prevalenza di questa malattia è stimata dal 2 al 5% della popolazione al di sopra dei 45 anni. Materiali e metodi: Nel periodo compreso tra il 1 Gennaio e il 31 Marzo 2011 abbiamo osservato nel nostro centro riabilitativo 20 persone di cui 10 con disabilità direttamente connessa alla patologia cardiovascolare e 10 in cui la patologia cardiovascolare rientrava nell’ambito dell’area della stabilità internistica. Tutti i pazienti sono stati sottoposti a valutazione fisiatrica completa comprendente studio delle funzioni semplici e complesse e è stata somministrata la classificazione ICF nella short form in fase iniziale e finale di trattamento(1). Inoltre è stata somministrata la scala FIM in fase iniziale e finale di trattamento. I pazienti inoltre sono stati sottoposti a monitoraggio elettrocardiografico stando attenti ai criteri diagnostici ecg importanti ( sottoslivellamento del tratto ST > 2 mm in almeno una derivazione) Risultati: Sebbene lo studio sia appena iniziato e privo pertanto della relativa potenza statistica, emergono alcuni elementi degni di riflessione come ad esempio la modifica in entità di alcuni campi dell’ICF sia relativi alle strutture e funzioni corporee sia relativi all’attività e partecipazione sia ai fattori ambientali. Anche la scala FIM si è modificata nel corso del programma di allenamento. Questa variazione si mette in evidenza nel seguente grafico: Conclusioni: Nel paziente con scompenso cardiaco l’approccio riabilitativo può essere mirato a due aspetti fondamentali: Allenamento o riadattamento. Il training fisico sarà differente a seconda se lo scompenso cardiaco si presenta in fase stabile o instabile. Nei pazienti stabili si raccomanda un training in assoluta aerobiosi, al di sotto della soglia anaerobica e della comparsa dei sintomi. Gli esercizi consigliati saranno di tipo calistenico con sessioni di 20 minuti. Nel paziente instabile l’approccio riabilitativo varierà in rapporto alle caratteristiche del paziente. Importante è anche il programma di desensibilizzazione alla dispnea e alla fatica muscolare. (3) Il trattamento riabilitativo dello scompenso cardiaco inteso come presa in carico globale della persona viene ad essere inglobato nella terapia anche farmacologica per non indurre sintomi e prevenire il decondizionamento muscolare(2) Questi obiettivi si inscrivono in un contesto più ampio di miglioramento della qualità della vita che è il fine ultimo dell’intervento riabilitativo anche in persone con disabilità da patologia cardiovascolare. Bibliografia: 1) Linee Guida ANMCO sulla Riabilitazione Cardiologica 2000; 2) Brutsaert DL, De Keulenaer GW. Diastolic heart failure: a myth. Curr Opin Cardiol 2006;21:240–248 3) M.Menichetti Riabilitare in ospedale‐ Profili di assistenza Edi Ermes 2004

ICF E SCOMPENSO CARDIACO: INIZIALE CORRELAZIONE IN UN CENTRO DI RIABILITAZIONE ESTENSIVA

IOCCO M
2011-01-01

Abstract

Introduzione: Il termine scompenso cardiaco si riferisce ad un insieme complesso di sintomi e manifestazioni fisiche causate dall’incapacità del cuore di soddisfare le esigenze dell’organismo. Rappresenta 1‐2% di tutta la spesa sanitaria dei paesi occidentali . Secondo ultime rilevazioni epidemiologiche la prevalenza di questa malattia è stimata dal 2 al 5% della popolazione al di sopra dei 45 anni. Materiali e metodi: Nel periodo compreso tra il 1 Gennaio e il 31 Marzo 2011 abbiamo osservato nel nostro centro riabilitativo 20 persone di cui 10 con disabilità direttamente connessa alla patologia cardiovascolare e 10 in cui la patologia cardiovascolare rientrava nell’ambito dell’area della stabilità internistica. Tutti i pazienti sono stati sottoposti a valutazione fisiatrica completa comprendente studio delle funzioni semplici e complesse e è stata somministrata la classificazione ICF nella short form in fase iniziale e finale di trattamento(1). Inoltre è stata somministrata la scala FIM in fase iniziale e finale di trattamento. I pazienti inoltre sono stati sottoposti a monitoraggio elettrocardiografico stando attenti ai criteri diagnostici ecg importanti ( sottoslivellamento del tratto ST > 2 mm in almeno una derivazione) Risultati: Sebbene lo studio sia appena iniziato e privo pertanto della relativa potenza statistica, emergono alcuni elementi degni di riflessione come ad esempio la modifica in entità di alcuni campi dell’ICF sia relativi alle strutture e funzioni corporee sia relativi all’attività e partecipazione sia ai fattori ambientali. Anche la scala FIM si è modificata nel corso del programma di allenamento. Questa variazione si mette in evidenza nel seguente grafico: Conclusioni: Nel paziente con scompenso cardiaco l’approccio riabilitativo può essere mirato a due aspetti fondamentali: Allenamento o riadattamento. Il training fisico sarà differente a seconda se lo scompenso cardiaco si presenta in fase stabile o instabile. Nei pazienti stabili si raccomanda un training in assoluta aerobiosi, al di sotto della soglia anaerobica e della comparsa dei sintomi. Gli esercizi consigliati saranno di tipo calistenico con sessioni di 20 minuti. Nel paziente instabile l’approccio riabilitativo varierà in rapporto alle caratteristiche del paziente. Importante è anche il programma di desensibilizzazione alla dispnea e alla fatica muscolare. (3) Il trattamento riabilitativo dello scompenso cardiaco inteso come presa in carico globale della persona viene ad essere inglobato nella terapia anche farmacologica per non indurre sintomi e prevenire il decondizionamento muscolare(2) Questi obiettivi si inscrivono in un contesto più ampio di miglioramento della qualità della vita che è il fine ultimo dell’intervento riabilitativo anche in persone con disabilità da patologia cardiovascolare. Bibliografia: 1) Linee Guida ANMCO sulla Riabilitazione Cardiologica 2000; 2) Brutsaert DL, De Keulenaer GW. Diastolic heart failure: a myth. Curr Opin Cardiol 2006;21:240–248 3) M.Menichetti Riabilitare in ospedale‐ Profili di assistenza Edi Ermes 2004
2011
ICF; SCOMPENSO CARDIACO
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.12317/20972
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