Se per lungo tempo la dottrina ha potuto prospettare teorie più o meno dichiaratamente costruite sul substrato fisico del danaro, per ciò stesso rappresentato alla stregua di una cosa generica, l’attuale prevalenza di sistemi di pagamento basati sulla sua smaterializzazione segnala inequivocabilmente i limiti conoscitivi di nozioni che non siano direttamente ricavate dalla peculiare funzione del valore monetario. Del re-sto, sia lo statuto delle obbligazioni pecuniarie che il regime di circolazione delle ban-conote inducono a rappresentare l’essenza del fenomeno nella disciplina di un potere economico d’acquisto. A questa stregua, il percorso logico risulta invertito: è moneta il «bene» il trasferimento del quale produca l’estinzione diretta delle obbligazioni pecuniarie. Nel linguaggio del codice: è moneta il «bene» la cui disposizione sia qualificata come pagamento. Ancora, a questa stregua, il «bene» moneta non è comprensibile nelle linee dell’art. 810 c.c. in quanto pura disciplina. La situazione giuridica del titolare del diritto sfugge perciò a qualsiasi rappresentazione statica in termini proprietari. Essa, in astratto delineabile co-me titolarità di una quota di ricchezza convenzionale, si caratterizza invece per la sua dinamicità, concretizzandosi quale utilità rilevante sub specie juris nell’ambito dei rap-porti entro i quali gli atti dispositivi sono oggetto di qualificazione ed esclusivamente in conseguenza della medesima qualificazione. Rispetto a ciò, il possesso delle banconote come pure le scritturazioni in conto assumono rilievo meramente strumentale, quali in-dici di circolazione di quote di ricchezza convenzionale ovvero quali condizioni di legit-timazione alla disposizione di esse e alla relativa imputazione.

Pagamento e forme di circolazione della moneta

SEMERARO M
2008-01-01

Abstract

Se per lungo tempo la dottrina ha potuto prospettare teorie più o meno dichiaratamente costruite sul substrato fisico del danaro, per ciò stesso rappresentato alla stregua di una cosa generica, l’attuale prevalenza di sistemi di pagamento basati sulla sua smaterializzazione segnala inequivocabilmente i limiti conoscitivi di nozioni che non siano direttamente ricavate dalla peculiare funzione del valore monetario. Del re-sto, sia lo statuto delle obbligazioni pecuniarie che il regime di circolazione delle ban-conote inducono a rappresentare l’essenza del fenomeno nella disciplina di un potere economico d’acquisto. A questa stregua, il percorso logico risulta invertito: è moneta il «bene» il trasferimento del quale produca l’estinzione diretta delle obbligazioni pecuniarie. Nel linguaggio del codice: è moneta il «bene» la cui disposizione sia qualificata come pagamento. Ancora, a questa stregua, il «bene» moneta non è comprensibile nelle linee dell’art. 810 c.c. in quanto pura disciplina. La situazione giuridica del titolare del diritto sfugge perciò a qualsiasi rappresentazione statica in termini proprietari. Essa, in astratto delineabile co-me titolarità di una quota di ricchezza convenzionale, si caratterizza invece per la sua dinamicità, concretizzandosi quale utilità rilevante sub specie juris nell’ambito dei rap-porti entro i quali gli atti dispositivi sono oggetto di qualificazione ed esclusivamente in conseguenza della medesima qualificazione. Rispetto a ciò, il possesso delle banconote come pure le scritturazioni in conto assumono rilievo meramente strumentale, quali in-dici di circolazione di quote di ricchezza convenzionale ovvero quali condizioni di legit-timazione alla disposizione di esse e alla relativa imputazione.
2008
9788849516715
moneta; bene; disciplina
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.12317/23667
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