Abstract Il tema della famiglia e quello dei conflitti sociali che si innescano nell’ambito familiare non possono essere interpretati né analizzati se non come espressione, e conseguenza diretta, di una società che vive un’accelerazione continua e inarrestabile, al punto che le definizioni dei sociologi che hanno tentato di descrivere icasticamente la realtà sono costrette ad essere integrare in modo frenetico e costante, ed è addirittura opportuno sospendere il giudizio sul problema della definizione e parlare pragmaticamente di famiglie al plurale Se è innegabile che dal 1942 ad oggi la normativa sul diritto di famiglia si è evoluta ed è stata integrata in più occasioni tuttavia, a ben guardare, questa evoluzione e questa integrazione, ha riguardato più aspetti specifici della materia, come la regolazione della filiazione, quella sul divorzio, quella sulla gestione giudiziale dei figli; che non la materia nella sua interezza come il mutamento sociale intervenuto negli oltre settanta anni di vita del codice avrebbero richiesto ed imposto. Si scontrano, in sostanza, due posizioni, una posizione sociale che vede la famiglia in continua evoluzione e inserita in una società che viaggia a velocità crescente e continua e dall’altra parte una normazione che non riesce a tenere il passo a fronte di questa velocità crescente. Se solo si pensa che è divenuto impossibile persino tentare di definire la famiglia nei suoi contenuti anche solo formali ed apparenti e tuttavia si continua a parlare del codice di famiglia e di diritto di famiglia e se solo si pensa che a fronte del termine famiglia sarebbe più opportuno sostituirlo con quello di famiglie manca del tutto non solo la normativa ma anche l’idea stessa del diritto di famiglie. L’esito di tutto questo è uno scontro inconciliabile tra un diritto che viaggia a velocità ridotta e una società, e conseguentemente un concetto di famiglia o meglio di famiglie, che viaggia a velocità elevatissima: l’intervallo e la differenza tra queste due velocità, quella ridottissima della normativa e quella elevatissima della società che si evolve, segna precisamente il crinale del conflitto o dei conflitti familiari. Se queste sono le premesse nessuno stupore può suscitare nel nostro paese la circostanza di un calo nettissimo della nuzialità e il contemporaneo esponenziale aumento della conflittualità matrimoniale. La ragione è tanto semplice quanto evidente: l’elemento società con la sua caratteristica di mobilità e di fluidità, come spesso e fortunatamente accade, tende a prevalere e di fatto prevale sull’elemento giuridico infinitamente più statico e più ingessato dell’altro. È la legge del mutamento sociale, cui nessun elemento, o per dirla in termini funzionalistici nessuna struttura e nessuna funzione sociale, men che meno il diritto può sottrarsi. L’elemento dinamico prevale sempre e comunque sull’elemento statico. In buona sostanza, questa situazione di disequilibrio tra le spinte sociali che si susseguono nell’ambito delle relazioni matrimoniali, e delle potenziali relazioni matrimoniali, che sono in continuo fermento e che sono immerse in una società a consistenza liquida, per rubare le parole a Bauman, o comunque a consistenza variabile, e la regolazione normativa e giudiziaria che queste spinte dovrebbero indirizzare ed orientare appare del tutto inadeguata a gestire il mutamento sociale in questo campo. È davvero singolare, o forse niente affatto, che il nostro legislatore non si accorga di questa anomalia che è invece chiarissima ad un numero crescente di cittadini i quali rinunciano a contrarre matrimonio ed a formare ufficialmente “una famiglia” e si rivolgono a forme diverse di famiglie. Questa sorta di gioco di specchi, rivendicazione del diritto all’autoregolazione dei rapporti familiari da un lato e richiesta di protezione normativa e giudiziaria dall’altra, che potrebbe a prima vista essere giudicato come un vistoso paradosso senza in realtà esserlo, realizza la più profonda e la più incisiva trasformazione dei rapporti familiari e nei rapporti familiari che la storia del diritto in Italia abbia mai registrato. Una trasformazione così determinante che ha modificato alla radice il concetto stesso della regolazione familiare e il suo stesso spirito, addirittura la sua filosofia costruttiva. Se la sfera di autonomia nei rapporti personali si è andata sempre più dilatando sino a costituire il verbo assoluto negli scambi e nelle relazioni fra soggetti singoli e collettivi si capisce ancor meno l’ostinazione da parte del legislatore a non voler estendere questo principio proprio al mondo dello scambio primario delle relazioni intersoggettive, quello del matrimonio e della famiglia, consentendo, fra l’altro, quei patti prematrimoniali così diffusi in regimi di common law, a cui tanto il nostro ordinamento guarda sempre più con occhio interessato e ammiccante.

Famiglia e Conflitti Sociali in una società a velocità crescente

BILOTTA, Bruno
2013-01-01

Abstract

Abstract Il tema della famiglia e quello dei conflitti sociali che si innescano nell’ambito familiare non possono essere interpretati né analizzati se non come espressione, e conseguenza diretta, di una società che vive un’accelerazione continua e inarrestabile, al punto che le definizioni dei sociologi che hanno tentato di descrivere icasticamente la realtà sono costrette ad essere integrare in modo frenetico e costante, ed è addirittura opportuno sospendere il giudizio sul problema della definizione e parlare pragmaticamente di famiglie al plurale Se è innegabile che dal 1942 ad oggi la normativa sul diritto di famiglia si è evoluta ed è stata integrata in più occasioni tuttavia, a ben guardare, questa evoluzione e questa integrazione, ha riguardato più aspetti specifici della materia, come la regolazione della filiazione, quella sul divorzio, quella sulla gestione giudiziale dei figli; che non la materia nella sua interezza come il mutamento sociale intervenuto negli oltre settanta anni di vita del codice avrebbero richiesto ed imposto. Si scontrano, in sostanza, due posizioni, una posizione sociale che vede la famiglia in continua evoluzione e inserita in una società che viaggia a velocità crescente e continua e dall’altra parte una normazione che non riesce a tenere il passo a fronte di questa velocità crescente. Se solo si pensa che è divenuto impossibile persino tentare di definire la famiglia nei suoi contenuti anche solo formali ed apparenti e tuttavia si continua a parlare del codice di famiglia e di diritto di famiglia e se solo si pensa che a fronte del termine famiglia sarebbe più opportuno sostituirlo con quello di famiglie manca del tutto non solo la normativa ma anche l’idea stessa del diritto di famiglie. L’esito di tutto questo è uno scontro inconciliabile tra un diritto che viaggia a velocità ridotta e una società, e conseguentemente un concetto di famiglia o meglio di famiglie, che viaggia a velocità elevatissima: l’intervallo e la differenza tra queste due velocità, quella ridottissima della normativa e quella elevatissima della società che si evolve, segna precisamente il crinale del conflitto o dei conflitti familiari. Se queste sono le premesse nessuno stupore può suscitare nel nostro paese la circostanza di un calo nettissimo della nuzialità e il contemporaneo esponenziale aumento della conflittualità matrimoniale. La ragione è tanto semplice quanto evidente: l’elemento società con la sua caratteristica di mobilità e di fluidità, come spesso e fortunatamente accade, tende a prevalere e di fatto prevale sull’elemento giuridico infinitamente più statico e più ingessato dell’altro. È la legge del mutamento sociale, cui nessun elemento, o per dirla in termini funzionalistici nessuna struttura e nessuna funzione sociale, men che meno il diritto può sottrarsi. L’elemento dinamico prevale sempre e comunque sull’elemento statico. In buona sostanza, questa situazione di disequilibrio tra le spinte sociali che si susseguono nell’ambito delle relazioni matrimoniali, e delle potenziali relazioni matrimoniali, che sono in continuo fermento e che sono immerse in una società a consistenza liquida, per rubare le parole a Bauman, o comunque a consistenza variabile, e la regolazione normativa e giudiziaria che queste spinte dovrebbero indirizzare ed orientare appare del tutto inadeguata a gestire il mutamento sociale in questo campo. È davvero singolare, o forse niente affatto, che il nostro legislatore non si accorga di questa anomalia che è invece chiarissima ad un numero crescente di cittadini i quali rinunciano a contrarre matrimonio ed a formare ufficialmente “una famiglia” e si rivolgono a forme diverse di famiglie. Questa sorta di gioco di specchi, rivendicazione del diritto all’autoregolazione dei rapporti familiari da un lato e richiesta di protezione normativa e giudiziaria dall’altra, che potrebbe a prima vista essere giudicato come un vistoso paradosso senza in realtà esserlo, realizza la più profonda e la più incisiva trasformazione dei rapporti familiari e nei rapporti familiari che la storia del diritto in Italia abbia mai registrato. Una trasformazione così determinante che ha modificato alla radice il concetto stesso della regolazione familiare e il suo stesso spirito, addirittura la sua filosofia costruttiva. Se la sfera di autonomia nei rapporti personali si è andata sempre più dilatando sino a costituire il verbo assoluto negli scambi e nelle relazioni fra soggetti singoli e collettivi si capisce ancor meno l’ostinazione da parte del legislatore a non voler estendere questo principio proprio al mondo dello scambio primario delle relazioni intersoggettive, quello del matrimonio e della famiglia, consentendo, fra l’altro, quei patti prematrimoniali così diffusi in regimi di common law, a cui tanto il nostro ordinamento guarda sempre più con occhio interessato e ammiccante.
2013
Famiglia; Conflitti Sociali; Velocità Crescente
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