Sebbene numerose ricerche abbiano dimostrato che l’attività fisica promuova il benessere psicofisico, risultano ancora poco chiari i meccanismi attraverso cui ciò avviene. Lo studio approfondisce la relazione tra motivazione alla pratica sportiva e percezione del sé-fisico e indaga come questi due aspetti influenzino gli stati dell’umore. I partecipanti sono 136 adulti praticanti attività fisica (età media 36 anni), bilanciati per genere, che hanno compilato il BREQ- 2, il PSDQ e il POMS. I risultati mostrano che motivazioni meno autodeterminate tendono a collegarsi negativamente con molti aspetti fisici, mentre motivazioni maggiormente autodeterminate si collegano ad auto-percezioni fisiche positive. Inoltre, i partecipanti con una percezione fisica inadeguata e con motivazioni poco autodeterminate tendono a manifestare stati dell’umore prevalentemente negativi, mentre i partecipanti che condividono percezioni di sé positive e praticano in modo autodeterminato mostrano maggiore vigore e trascurabili stati emotivi disadattivi. In conclusione, l’auto-percezione fisica sembra influenzare gli stati dell’umore, mentre motivazioni all’attività fisica scarsamente autodeterminate possono rappresentare un fattore di rischio su cui intervenire per prevenire stati emozionali disfunzionali. Promuovere motivazioni all’attività fisica più autodeterminate e percezioni fisiche di sé maggiormente positive può favorire lo sviluppo di stati dell’umore funzionali.
Attività fisica e benessere: percezione del sé fisico e motivazione all’esercizio
Oliva P.
2011-01-01
Abstract
Sebbene numerose ricerche abbiano dimostrato che l’attività fisica promuova il benessere psicofisico, risultano ancora poco chiari i meccanismi attraverso cui ciò avviene. Lo studio approfondisce la relazione tra motivazione alla pratica sportiva e percezione del sé-fisico e indaga come questi due aspetti influenzino gli stati dell’umore. I partecipanti sono 136 adulti praticanti attività fisica (età media 36 anni), bilanciati per genere, che hanno compilato il BREQ- 2, il PSDQ e il POMS. I risultati mostrano che motivazioni meno autodeterminate tendono a collegarsi negativamente con molti aspetti fisici, mentre motivazioni maggiormente autodeterminate si collegano ad auto-percezioni fisiche positive. Inoltre, i partecipanti con una percezione fisica inadeguata e con motivazioni poco autodeterminate tendono a manifestare stati dell’umore prevalentemente negativi, mentre i partecipanti che condividono percezioni di sé positive e praticano in modo autodeterminato mostrano maggiore vigore e trascurabili stati emotivi disadattivi. In conclusione, l’auto-percezione fisica sembra influenzare gli stati dell’umore, mentre motivazioni all’attività fisica scarsamente autodeterminate possono rappresentare un fattore di rischio su cui intervenire per prevenire stati emozionali disfunzionali. Promuovere motivazioni all’attività fisica più autodeterminate e percezioni fisiche di sé maggiormente positive può favorire lo sviluppo di stati dell’umore funzionali.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.