La globalizzazione e le nuove tecnologie con i numerosi cambiamenti intervenuti nella società portano gli imprenditori a modificare le modalità di azione, facendo riferimento a nuove forme organizzative. In tali tipo- logie rientrano le organizzazioni di progetto, le organizzazioni a rete, le comunità di apprendimento, le organizzazioni virtuali e le start-up. Tutte queste diverse tipologie dimostrano nuove esigenze organizzative, con alto rischio di fallimento ma, d’altra parte, con soddisfacenti ritorni sugli investimenti. Nello specifico del panorama italiano, le start-up dimostra- no una particolare dinamicità. Nel sistema economico moderno infatti, le Start-Up vengono considerate le forme più innovative di imprenditorialità (Peterkova, et al., 2012) e contribuiscano a trasferire ricerca e sviluppo dalle università al sistema economico. In effetti, diversi studi (Wennekers e Thu- rik, 1999; Audretsch e Keibach, 2004; Garcìa-Rodrìguez et al., 2017) hanno dimostrato, come la creazione di nuove imprese sia in grado di favorire la competizione, l’innovazione e la nascita di nuovi settori, contribuendo alla crescita occupazionale, specie quella giovanile (Malchow-Møller et al. 2011; Koellinger e Roy Thurik, 2012; Roundy, 2017). Da qui, si capisce la crescente attenzione degli scholar e dei police maker verso le tematiche relative alle startup e all’imprenditorialità. Proprio per tale motivo, obiettivo del presente capitolo è l’analisi delle start-up italiane, provando a verificarne l’impatto sullo sviluppo locale, quale processo di sviluppo economico dal basso.
Economia dal basso quale fattore di sviluppo territoriale
REINA R.
;VENTURA m.
2020-01-01
Abstract
La globalizzazione e le nuove tecnologie con i numerosi cambiamenti intervenuti nella società portano gli imprenditori a modificare le modalità di azione, facendo riferimento a nuove forme organizzative. In tali tipo- logie rientrano le organizzazioni di progetto, le organizzazioni a rete, le comunità di apprendimento, le organizzazioni virtuali e le start-up. Tutte queste diverse tipologie dimostrano nuove esigenze organizzative, con alto rischio di fallimento ma, d’altra parte, con soddisfacenti ritorni sugli investimenti. Nello specifico del panorama italiano, le start-up dimostra- no una particolare dinamicità. Nel sistema economico moderno infatti, le Start-Up vengono considerate le forme più innovative di imprenditorialità (Peterkova, et al., 2012) e contribuiscano a trasferire ricerca e sviluppo dalle università al sistema economico. In effetti, diversi studi (Wennekers e Thu- rik, 1999; Audretsch e Keibach, 2004; Garcìa-Rodrìguez et al., 2017) hanno dimostrato, come la creazione di nuove imprese sia in grado di favorire la competizione, l’innovazione e la nascita di nuovi settori, contribuendo alla crescita occupazionale, specie quella giovanile (Malchow-Møller et al. 2011; Koellinger e Roy Thurik, 2012; Roundy, 2017). Da qui, si capisce la crescente attenzione degli scholar e dei police maker verso le tematiche relative alle startup e all’imprenditorialità. Proprio per tale motivo, obiettivo del presente capitolo è l’analisi delle start-up italiane, provando a verificarne l’impatto sullo sviluppo locale, quale processo di sviluppo economico dal basso.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.