La crisi economico-finanziaria di fine Settecento nel Regno di Napoli e le riforme della contabilità statale

Partendo dalla constatazione che la consegna dell’arrendamento e l’esportazione del capitale non erano elementi costitutivi di un appalto (arrendamento), in questo articolo si tenta di dimostrare che: 1) il solo appalto non può considerarsi causa dell’oppressione fiscale e della rovina economica e finanziaria del viceregno; 2) la cessione di parte dell’introito statale era ed è comune a tutti i governi per accedere ai prestiti; 3) i danni si verificarono dopo la promulgazione di due decreti del 1751, con i quali Carlo di Borbone proibì il ricorso all’arrendamento, che fu interpretato, nei fatti, come generica proibizione di pagare interessi. Ciò causò il ricorso a pratiche illegali per procurare denaro allo Stato. La cattiva gestione del debito pubblico generò la crisi dei banchi pubblici e quella finanziaria del regno, che costrinsero il governo a operare una radicale riforma contabile.