La navigazione costiera, effettuata prevalentemente da piccole imbarcazioni, era largamente praticata nel Mediterraneo in età moderna. Sia per le lacune nella rete viaria, in particolare lungo i litorali, sia per gli alti costi dei trasporti terrestri, il trasferimento di merci e uomini, anche su distanze molto brevi, avveniva, quasi sempre, via mare. Così, piccoli quantitativi di prodotti locali erano inviati su breve distanza verso i grandi centri di consumo, che erano spesso anche centri di deposito e scambio. Sebbene ampiamente diffusi, i commerci di cabotaggio sono stati indagati soltanto marginalmente dalla storiografia, principalmente per la dispersione delle fonti e per la mancanza di dati seriali omogenei. Partendo da queste premesse la mia relazione ha l’obiettivo di offrire una prima parziale valutazione del ruolo svolto dai commerci di cabotaggio nell’attività del porto di Livorno, uno dei più importanti scali internazionali del Mediterraneo. La mia analisi si focalizzerà sugli anni centrali del XVII secolo, quando, in seguito, alla diffusione in Italia di un’epidemia di peste, gli ufficiali della sanità prestarono una particolare cura nel rilevamento e nella segnalazione di tutti i velieri in arrivo nel granducato, indicando sistematicamente i loro luoghi di provenienza e sempre allegando alle registrazioni i minuziosi elenchi delle mercanzie contenute nelle stive di ogni singolo bastimento. Innanzitutto, si individueranno e si classificheranno in base alla stazza, i piccoli bastimenti a vela latina che frequentavano lo scalo labronico, si seguiranno quindi le loro rotte nel tentativo di ricostruire le reti e le strategie mercantili. L’analisi dei carichi consentirà, infine, di valutare sotto un profilo quantitativo l’incidenza dei traffici di cabotaggio sulle importazioni complessive del porto toscano.

Il commercio di cabotaggio a Livorno nel Seicento

Renato Ghezzi
2022-01-01

Abstract

La navigazione costiera, effettuata prevalentemente da piccole imbarcazioni, era largamente praticata nel Mediterraneo in età moderna. Sia per le lacune nella rete viaria, in particolare lungo i litorali, sia per gli alti costi dei trasporti terrestri, il trasferimento di merci e uomini, anche su distanze molto brevi, avveniva, quasi sempre, via mare. Così, piccoli quantitativi di prodotti locali erano inviati su breve distanza verso i grandi centri di consumo, che erano spesso anche centri di deposito e scambio. Sebbene ampiamente diffusi, i commerci di cabotaggio sono stati indagati soltanto marginalmente dalla storiografia, principalmente per la dispersione delle fonti e per la mancanza di dati seriali omogenei. Partendo da queste premesse la mia relazione ha l’obiettivo di offrire una prima parziale valutazione del ruolo svolto dai commerci di cabotaggio nell’attività del porto di Livorno, uno dei più importanti scali internazionali del Mediterraneo. La mia analisi si focalizzerà sugli anni centrali del XVII secolo, quando, in seguito, alla diffusione in Italia di un’epidemia di peste, gli ufficiali della sanità prestarono una particolare cura nel rilevamento e nella segnalazione di tutti i velieri in arrivo nel granducato, indicando sistematicamente i loro luoghi di provenienza e sempre allegando alle registrazioni i minuziosi elenchi delle mercanzie contenute nelle stive di ogni singolo bastimento. Innanzitutto, si individueranno e si classificheranno in base alla stazza, i piccoli bastimenti a vela latina che frequentavano lo scalo labronico, si seguiranno quindi le loro rotte nel tentativo di ricostruire le reti e le strategie mercantili. L’analisi dei carichi consentirà, infine, di valutare sotto un profilo quantitativo l’incidenza dei traffici di cabotaggio sulle importazioni complessive del porto toscano.
2022
978-88-3379-490-7
Commerci marittimi, cabotaggio, età moderna, Mediterraneo
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.12317/88737
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