Il volume che va in pagina costituisce la prosecuzione della riflessione avviata con Organizzazione e lavoro in sanità. Una ricerca interdisciplinare (edito da Giappichelli, 2023) ed è volto ad approfondire una specifica partizione di un tema vasto e complesso, di estrema attualità e decisivo sul piano dell’inquadramento del più ampio sistema di welfare. I contributi qui raccolti rappresentano, in gran parte, la riproduzione o la rielaborazione degli interventi presentati nel convegno svoltosi a Ferrara il 23 giugno 2023, Per un welfare di comunità. Organizzazione e lavoro nella sanità territoriale. Il titolo scelto esprime una linea di orientamento finalistico delle politiche sanitarie ma anche un auspicio per un più generale “avvicinamento” del welfare alla comunità delle persone, essendo – quello della prossimità ai bisogni di ciascuno – lo spazio privilegiato dell’operare della solidarietà. L’emergenza epidemica, prima, e il Piano nazionale di ripresa e resilienza, poi, hanno posto i riflettori sulla rivendicazione di un ampliamento dei margini operativi della sanità territoriale; da ciò è derivata la prospettazione di rivisitati o rinnovati modelli organizzativi basati sull’integrazione dei servizi sanitari e socio-sanitari in cui organizzazione e valorizzazione delle competenze di chi lavora assumono significati peculiari sui quali soffermarsi. In particolare, col d.l. n. 34/2020 e il successivo decreto del Ministro della Salute n. 77/2021, sono stati stabiliti i primi tratti di quello che Lucia Busatta definisce il «nuovo volto della sanità territoriale», osservati allo specchio dei principi di eguaglianza e solidarietà che plasmano la carta costituzionale e alla luce dell’assetto strutturale di ripartizione delle competenze. L’analisi si sviluppa, poi, nella filigrana degli studi sociologici improntati sul c.d. community care e sulla presa in carico dei bisogni della persona nella loro multidimensionalità, tra spinte innovative e l’intrappolamento nelle forme e rigidità precedenti; queste ultime, come osserva Guido Giarelli, rischiano di condensare il cambiamento entro logiche autoreferenziali scarsamente in grado di popolare i rinnovati orizzonti della tutela della salute. Marco Ingrosso, dalla prospettiva della sociologia della salute, si concentra, d’altra parte, sull’esperienza modellistica e applicativa delle Case della Comunità, evidenziando criticità ed elaborando proposte per individuare «modi, linguaggi e strumenti» anche per percorrere la strada ecologico- ambientale, delineata dal programma globale One Health «a partire dagli ambienti di vita quotidiana e dai territori locali». Per la figura del medico di medicina generale, da collocarsi al centro del nuovo sistema delle cure primarie, «riforma organizzativa e ridefinizione dell’orizzonte professionale» costituiscono «architravi dello stesso edificio»; questioni affrontate dall’angolo visuale del giuslavorista alla luce dell’obiettivo di definire «la complessità assiologica, deontologica, sistemica del medico di medicina generale». Un aspetto fondamentale è quello della ricerca di un bilanciamento equilibrato tra autonomia organizzativa individuale volta a segnare il tratto libero-professionale del medico ed eteronomia organizzativa regionale in funzione dell’erogazione di livelli essenziali di assistenza, in modo possibilmente omogeneo sul territorio. Sono riportati nel volume anche alcuni degli interventi presentati nella “tavola rotonda” pomeridiana. Angelina Passaro si sofferma sul ruolo determinante della formazione professionale nella sanità, soprattutto alla luce dei protocolli d’intesa che le Università stipulano con le Regioni per regolamentare l’apporto delle Facoltà di Medicina alle attività assistenziali del Servizio Sanitario Nazionale, anche con importanti considerazioni sulla «sofferenza» in cui si trova la Medicina Generale. Francesco Esposito, della Federazione dei Medici territoriali, disegna alcune proposte per la «riforma della medicina generale»; mentre Cristiano Zagatti, Responsabile delle politiche della salute di CGIL, rilevando la correttezza dell’impianto della riforma della sanità territoriale, mette in guardia circa i nodi ancora da sciogliere, sia riguardanti le risorse che il personale. Ebbene, i problemi affrontati sul piano dell’essere e del dover essere regolativo sono numerosi sia sul piano dell’architettura organizzativa che dello specifico inquadramento delle professionalità. La raccolta di scritti è volta a rimarcare, seppur fotografando il momento in progress, l’importanza di questa specifica articolazione del sistema di sicurezza sociale basato sui servizi sanitari in una dimensione di prossimità. Non ci si può scordare che le sorti del disegno costituzionale di eguagliamento sostanziale – in termini di effettività – passano da questo specifico crocevia del welfare, cruciale in termini di tutela dei bisogni e delle fragilità dei cittadini nella comunità.
Il Servizio sanitario nazionale dalla salute di prossimità alle reti territoriali
G. Giarelli
2024-01-01
Abstract
Il volume che va in pagina costituisce la prosecuzione della riflessione avviata con Organizzazione e lavoro in sanità. Una ricerca interdisciplinare (edito da Giappichelli, 2023) ed è volto ad approfondire una specifica partizione di un tema vasto e complesso, di estrema attualità e decisivo sul piano dell’inquadramento del più ampio sistema di welfare. I contributi qui raccolti rappresentano, in gran parte, la riproduzione o la rielaborazione degli interventi presentati nel convegno svoltosi a Ferrara il 23 giugno 2023, Per un welfare di comunità. Organizzazione e lavoro nella sanità territoriale. Il titolo scelto esprime una linea di orientamento finalistico delle politiche sanitarie ma anche un auspicio per un più generale “avvicinamento” del welfare alla comunità delle persone, essendo – quello della prossimità ai bisogni di ciascuno – lo spazio privilegiato dell’operare della solidarietà. L’emergenza epidemica, prima, e il Piano nazionale di ripresa e resilienza, poi, hanno posto i riflettori sulla rivendicazione di un ampliamento dei margini operativi della sanità territoriale; da ciò è derivata la prospettazione di rivisitati o rinnovati modelli organizzativi basati sull’integrazione dei servizi sanitari e socio-sanitari in cui organizzazione e valorizzazione delle competenze di chi lavora assumono significati peculiari sui quali soffermarsi. In particolare, col d.l. n. 34/2020 e il successivo decreto del Ministro della Salute n. 77/2021, sono stati stabiliti i primi tratti di quello che Lucia Busatta definisce il «nuovo volto della sanità territoriale», osservati allo specchio dei principi di eguaglianza e solidarietà che plasmano la carta costituzionale e alla luce dell’assetto strutturale di ripartizione delle competenze. L’analisi si sviluppa, poi, nella filigrana degli studi sociologici improntati sul c.d. community care e sulla presa in carico dei bisogni della persona nella loro multidimensionalità, tra spinte innovative e l’intrappolamento nelle forme e rigidità precedenti; queste ultime, come osserva Guido Giarelli, rischiano di condensare il cambiamento entro logiche autoreferenziali scarsamente in grado di popolare i rinnovati orizzonti della tutela della salute. Marco Ingrosso, dalla prospettiva della sociologia della salute, si concentra, d’altra parte, sull’esperienza modellistica e applicativa delle Case della Comunità, evidenziando criticità ed elaborando proposte per individuare «modi, linguaggi e strumenti» anche per percorrere la strada ecologico- ambientale, delineata dal programma globale One Health «a partire dagli ambienti di vita quotidiana e dai territori locali». Per la figura del medico di medicina generale, da collocarsi al centro del nuovo sistema delle cure primarie, «riforma organizzativa e ridefinizione dell’orizzonte professionale» costituiscono «architravi dello stesso edificio»; questioni affrontate dall’angolo visuale del giuslavorista alla luce dell’obiettivo di definire «la complessità assiologica, deontologica, sistemica del medico di medicina generale». Un aspetto fondamentale è quello della ricerca di un bilanciamento equilibrato tra autonomia organizzativa individuale volta a segnare il tratto libero-professionale del medico ed eteronomia organizzativa regionale in funzione dell’erogazione di livelli essenziali di assistenza, in modo possibilmente omogeneo sul territorio. Sono riportati nel volume anche alcuni degli interventi presentati nella “tavola rotonda” pomeridiana. Angelina Passaro si sofferma sul ruolo determinante della formazione professionale nella sanità, soprattutto alla luce dei protocolli d’intesa che le Università stipulano con le Regioni per regolamentare l’apporto delle Facoltà di Medicina alle attività assistenziali del Servizio Sanitario Nazionale, anche con importanti considerazioni sulla «sofferenza» in cui si trova la Medicina Generale. Francesco Esposito, della Federazione dei Medici territoriali, disegna alcune proposte per la «riforma della medicina generale»; mentre Cristiano Zagatti, Responsabile delle politiche della salute di CGIL, rilevando la correttezza dell’impianto della riforma della sanità territoriale, mette in guardia circa i nodi ancora da sciogliere, sia riguardanti le risorse che il personale. Ebbene, i problemi affrontati sul piano dell’essere e del dover essere regolativo sono numerosi sia sul piano dell’architettura organizzativa che dello specifico inquadramento delle professionalità. La raccolta di scritti è volta a rimarcare, seppur fotografando il momento in progress, l’importanza di questa specifica articolazione del sistema di sicurezza sociale basato sui servizi sanitari in una dimensione di prossimità. Non ci si può scordare che le sorti del disegno costituzionale di eguagliamento sostanziale – in termini di effettività – passano da questo specifico crocevia del welfare, cruciale in termini di tutela dei bisogni e delle fragilità dei cittadini nella comunità.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.