Il contributo offre un’analisi critica della sentenza della Corte costituzionale italiana n. 192/2023 nel caso Regeni, da un lato, rispetto alle considerazioni svolte dalla Corte rispetto al reato di tortura e alla decisione di circoscrivere le proprie conclusioni proprio agli autori di tale reato, e dall’altro, in riferimento ai presunti obblighi previsti nella Convenzione contro la tortura del 1984, la cui violazione, ad avviso dei giudici, renderebbe illegittima la norma che non consente di celebrare il processo in absentia degli imputati.

La sentenza della Corte costituzionale italiana n. 192/2023 e il reato di tortura nel caso Regeni: una pronuncia simbolica per il processo che non c’è

R. Nigro
2024-01-01

Abstract

Il contributo offre un’analisi critica della sentenza della Corte costituzionale italiana n. 192/2023 nel caso Regeni, da un lato, rispetto alle considerazioni svolte dalla Corte rispetto al reato di tortura e alla decisione di circoscrivere le proprie conclusioni proprio agli autori di tale reato, e dall’altro, in riferimento ai presunti obblighi previsti nella Convenzione contro la tortura del 1984, la cui violazione, ad avviso dei giudici, renderebbe illegittima la norma che non consente di celebrare il processo in absentia degli imputati.
2024
Tortura, caso Regeni, processo in absentia
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.12317/95037
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